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I pionieri dello spinning in Italia: dagli anni ’70 ad oggi

Davide Maspero - TEAM FISH

Oggi parlare di spinning sembra naturale, quasi scontato. Nei negozi di pesca trovi scaffali colmi di artificiali, le riviste specializzate raccontano storie di catture straordinarie e i social traboccano di foto di pescatori che sorridono prima di rilasciare il loro predatore. Ma se torniamo indietro di cinquant’anni, il panorama era ben diverso. Negli anni ’70, in Italia, lo spinning era una curiosità poco compresa, una sorta di stranezza guardata con diffidenza dai pescatori tradizionali. Eppure fu proprio allora che un piccolo gruppo di pionieri decise di scommettere su questa tecnica, scrivendo la prima pagina di una lunga storia che avrebbe cambiato per sempre la pesca sportiva nel nostro Paese.

Negli anni Settanta la pesca era dominata da tecniche consolidate come la passata, la pesca a fondo o quella con esche naturali. Chi si presentava sulle sponde di un lago o di un fiume con un’esca artificiale veniva visto come un visionario, o addirittura come un eccentrico. Le attrezzature non esistevano sul mercato italiano: le canne erano spesso adattamenti di modelli pensati per altri usi, i mulinelli arrivavano dall’estero, soprattutto dagli Stati Uniti o dal Giappone, e le esche artificiali erano difficilissime da trovare. Qualcuno le importava di nascosto, altri le costruivano artigianalmente, intagliando legno e pitturandolo con colori vivaci. Nonostante lo scetticismo diffuso, quei primi pescatori riuscirono a catturare lucci, trote e i primi black bass introdotti nelle acque italiane, dimostrando che “un’esca finta” poteva davvero fare la differenza.

Gli anni Ottanta segnarono un punto di svolta. Lo spinning cominciò a uscire dalla dimensione pionieristica per entrare in una fase di crescita più ampia. Comparvero i primi negozi specializzati, che offrivano attrezzature dedicate e non più adattate. I cataloghi iniziarono a proporre prodotti studiati appositamente per lo spinning, mentre marchi come Rapala, Mepps e Abu Garcia conquistarono rapidamente la fiducia dei pescatori italiani. L’arrivo di queste attrezzature cambiò radicalmente il modo di affrontare l’acqua. Il black bass, sempre più diffuso in laghi e cave, divenne il simbolo dello spinning nazionale e contribuì ad alimentare l’entusiasmo, soprattutto tra i più giovani. Questa generazione di pescatori fu attratta dalla modernità e dalla dinamicità della tecnica, che rompeva con la staticità della pesca tradizionale e introduceva un approccio più attivo, fatto di osservazione, movimento e continua ricerca.

Il decennio successivo consolidò la comunità. Negli anni Novanta nacquero i primi club e le associazioni dedicate esclusivamente allo spinning. Finalmente esisteva un contesto organizzato in cui condividere esperienze, confrontarsi e crescere come comunità. In questo periodo si diffusero anche le prime gare ufficiali, spesso incentrate sul black bass, che già rappresentava il pesce simbolo della disciplina. Le competizioni contribuirono a dare allo spinning un riconoscimento ufficiale e a trasformarlo in una vera e propria disciplina sportiva. L’arrivo delle esche in silicone segnò una nuova rivoluzione: le softbait offrivano un realismo e una versatilità mai visti prima, permettendo di sperimentare inneschi diversi e approcci innovativi. Grazie a questi cambiamenti, lo spinning smise definitivamente di essere considerato una curiosità e si affermò come disciplina strutturata, con regole, raduni e una crescente visibilità.

L’inizio del nuovo millennio coincise con un’esplosione di popolarità, favorita da internet. I forum online permisero ai pescatori di scambiarsi esperienze, consigli e informazioni sugli spot di pesca, creando una rete di contatti che andava oltre le barriere geografiche. I negozi online misero a disposizione attrezzature provenienti da tutto il mondo, rendendo accessibile materiale che fino a pochi anni prima era introvabile. Con l’arrivo di YouTube e dei social network, lo spinning divenne un fenomeno virale: video, tutorial e racconti di catture contribuirono a diffondere questa tecnica anche tra chi non aveva mai preso in mano una canna da pesca. La cultura del catch & release cominciò a radicarsi, trasformando il rapporto dei pescatori con l’ambiente e con le specie insidiate. Non si pescava più per riempire il cestino, ma per vivere un’esperienza intensa e restituire il pesce al suo habitat.

Oggi lo spinning in Italia è una realtà consolidata, praticata da migliaia di appassionati che partecipano a competizioni, eventi e raduni. Esiste una comunità forte, unita dalla passione e dal rispetto per l’ambiente. La disciplina ha saputo conquistarsi uno spazio importante nel panorama della pesca sportiva, diventando punto di riferimento per chi cerca un approccio dinamico e moderno. La trasformazione rispetto agli anni Settanta è radicale: dalle attrezzature improvvisate siamo passati a strumenti hi-tech, da piccoli gruppi isolati a una community nazionale, da un’attività considerata “strana” a una disciplina riconosciuta e rispettata.

I meriti di questa crescita vanno ai pionieri che per primi credettero nello spinning. Artigiani che intagliavano esche a mano, pescatori che importarono mulinelli e canne dall’estero, appassionati che fondarono club e associazioni, creando occasioni di incontro e confronto. Senza di loro, lo spinning in Italia non avrebbe mai raggiunto la diffusione e il riconoscimento di oggi. Ogni lancio, ogni cattura e ogni rilascio portano con sé l’eredità di quegli anni lontani, quando pochi coraggiosi sfidavano il conformismo e provavano qualcosa di nuovo.

Il futuro dello spinning sembra puntare in due direzioni: la tecnologia e la sostenibilità. Da un lato, le attrezzature diventano sempre più leggere, performanti e sofisticate, con materiali innovativi e design avanzati. Le esche si arricchiscono di dettagli hi-tech, dal realismo estremo ai sensori elettronici. Dall’altro, cresce la sensibilità verso il rispetto dell’ambiente. Sempre più aziende sviluppano esche biodegradabili, mentre la comunità promuove pratiche di pesca responsabile, con un’attenzione particolare alla tutela degli habitat naturali.

Quella dello spinning in Italia è una storia di passione e determinazione, ma anche di innovazione e cambiamento culturale. Da semplice curiosità è diventata una delle tecniche più amate e praticate, capace di unire pescatori di tutte le età. Guardando al futuro, possiamo immaginare uno spinning sempre più tecnologico ma anche sempre più attento all’ambiente, in cui la ricerca della cattura si accompagna alla consapevolezza di far parte di un ecosistema da rispettare e proteggere. In fondo, è proprio questo spirito, nato con i pionieri degli anni Settanta, che continua a rendere lo spinning una disciplina speciale: la voglia di vivere la pesca come esperienza attiva, dinamica e ricca di emozioni autentiche.

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